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Sophie Harris-Taylor: un progetto fotografico sull'allattamento al seno

Che si tratti di fotografare donne con l’acne o di documentare ragazze che hanno dovuto superare un disturbo dell’alimentazione, l’opera della fotografa inglese Sophie Harris-Taylor può essere tutta ricondotta al suo personale percorso di lotta e guarigione. E il suo ultimo lavoro, Milk, una serie di ritratti intimi di donne in varie fasi dell’allattamento al seno, non è diverso.
Diventare genitori per la prima volta può essere travolgente, perché ci si consacra a mantenere il neonato in vita a qualunque costo. Chi sceglie e ha la possibilità di allattare al seno può avere l’impressione di concedere il controllo del proprio corpo a un altro essere umano al punto che la sua unica funzione diventa quella di produrre latte. Le cose si complicano se il bambino fatica ad attaccarsi, se il latte comincia a scarseggiare o se si prende un’infezione. Capita di non riuscire a produrne più del tutto e questo può dare l’impressione di aver fallito in qualcosa che in quanto donne siamo nate per fare, secondo quello che ci hanno sempre detto.
Alice: “Sono la sua più grande fonte di serenità. Nel mondo potrà andare tutto storto ma lei può rannicchiarsi sul mio grembo e trovare la calmaâ€.
Alice: “Sono la sua più grande fonte di serenità. Nel mondo potrà andare tutto storto ma lei può rannicchiarsi sul mio grembo e trovare la calmaâ€.
Photography Sophie-Harris Taylor
Dopo essere diventata madre lo scorso anno, Sophie Harris-Taylor ha dovuto vedersela con tutto questo. Un’esperienza allo stesso tempo liberatoria e limitante, capace di ispirare amore ma anche risentimento, e molto diversa per lei dall’immagine della Madonna col bambino così radicata nella nostra cultura. Nel tentativo di dare un senso a tutto questo, Harris-Taylor ha cominciato a fotografare altre donne con storie simili. Ne è scaturito un magnifico studio sulla vulnerabilità che Harris-Taylor spera possa ispirare altre madri che scelgono di allattare al seno e rassicurarle sul fatto che non sono sole in questo momento difficile. Qui, la fotografa ci racconta la sua esperienza.
Com’era per lei allattare al seno?
“Era un rapporto di amore/odio, direi. Sono stata fortunata perché mio figlio si è attaccato quasi subito in ospedale, ma il terzo giorno, quando è arrivato il latte ‘vero’, ho avuto un ingorgo mammario e mi è venuta la mastite, che a oggi ricordo come persino più dolorosa del parto. Era davvero difficile allattare in quelle condizioni, dovevo liberare i dotti mammari ostruiti ma giusto quanto bastava per non cominciare a produrre troppo latte. È andata avanti così per mesi, a intervalli. Ho cominciato l’allattamento misto (latte materno e artificiale) dopo circa quattro mesi e ho continuato ad allattare fino all’ottavo mese. Verso la fine non era rimasto molto latte ed era ormai più una questione di abitudine e di comodità che di nutrimento. Ma certo, quando ho smesso, mi mancava.â€
Anna: “Quando Yona-Gray ha uno scatto di crescita, è malata o si verifica una regressione del sonno, allora diventa impegnativo perché in quelle occasioni mi s’incolla al seno, a volte tutta notte. Mi dà così fastidio. Allattare a questa età può essere una sfida e devo mettere dei paletti. Yona può diventare molto possessiva con il mio corpo, quasi non considerando che appartiene a me. Ma capisce molto di più adesso e abbiamo la nostra routineâ€.
Anna: “Quando Yona-Gray ha uno scatto di crescita, è malata o si verifica una regressione del sonno, allora diventa impegnativo perché in quelle occasioni mi s’incolla al seno, a volte tutta notte. Mi dà così fastidio. Allattare a questa età può essere una sfida e devo mettere dei paletti. Yona può diventare molto possessiva con il mio corpo, quasi non considerando che appartiene a me. Ma capisce molto di più adesso e abbiamo la nostra routineâ€.
Photography Sophie-Harris Taylor
Come la faceva sentire?
“In qualche modo mi faceva sentire più sicura di me, in controllo; sapevo che era una cosa che potevo fare solo io per calmarlo. Il mio compagno mi sembrava molto più bravo di me praticamente in tutto il resto. Amavo l’intimità di quei momenti e il benessere che procurava al bambino, che a sua volta faceva sentire bene me. Era una cosa quasi magica, in un certo senso.
“Era anche molto pratico. Voglio dire, quando andavo in giro dovevo portarmi dietro molte meno cose [tipo i biberon] e non dovevo prepararmi prima. Però anche qui, ripensando a quando allattavo esclusivamente al seno, mi sentivo sempre stanchissima. Non avevo degli orari fissi, quindi lui succhiava praticamente tutto il giorno e la notte. Era sfiancante, fisicamente e mentalmente; ho scaricato tutte le app che ho trovato per tentare di stabilire un programma ma non mi ricordavo mai di usarle.
Chaneen: “Sono ricca. Ho latte in abbondanza. Sono una fonte di nutrimento. Anche quando non mi sento magica, lo sono! Allattare mi ha dimostrato questoâ€.
Chaneen: “Sono ricca. Ho latte in abbondanza. Sono una fonte di nutrimento. Anche quando non mi sento magica, lo sono! Allattare mi ha dimostrato questoâ€.
Photography Sophie-Harris Taylor
“C’erano anche dei momenti in cui volevo soltanto non averlo più addosso. Me lo sentivo sempre attaccato, ero sempre sporca di latte, e provavo questo enorme senso di colpa perché avevo conosciuto così tante mamme che per diversi motivi non riuscivano ad allattare mentre io che ero fortunata mi lamentavo.â€
Come ha influito l’allattamento sul rapporto con il tuo bambino?
“Ha solo aumentato il senso di responsabilità. I neonati sono totalmente dipendenti dai genitori e dato che allattandolo al seno lo mantenevo letteralmente in vita, a volte sentivo molta pressione per questo. È difficile dire se adesso il mio rapporto con lui sarebbe diverso se non l’avessi allattato, ma non riesco a immaginare che avrei potuto amarlo di meno.â€
Allattare come ti faceva sentire rispetto al tuo corpo?
“Malissimo. Ho sempre avuto un rapporto complicato con il mio corpo e dopo il parto volevo disperatamente tornare come prima. Non avendo mai avuto seni grandi, mi sentivo piuttosto a disagio fisicamente e mentalmente, era una cosa che sentivo estranea a me.â€
Bella: “Per noi è stato davvero difficile all’inizio perché Cosmo aveva una malformazione della lingua che è stata diagnosticata tardi. L’unico modo per allattarlo era usare il paracapezzoli. Mi vergognavo a usarlo ed ero convinta che sarebbe stato solo per un po’ e solo come ultima risorsa. Dopo cinque mesi li stiamo ancora usando e sono così grata che esistano perché di fatto mi hanno permesso di allattare al senoâ€.
Bella: “Per noi è stato davvero difficile all’inizio perché Cosmo aveva una malformazione della lingua che è stata diagnosticata tardi. L’unico modo per allattarlo era usare il paracapezzoli. Mi vergognavo a usarlo ed ero convinta che sarebbe stato solo per un po’ e solo come ultima risorsa. Dopo cinque mesi li stiamo ancora usando e sono così grata che esistano perché di fatto mi hanno permesso di allattare al senoâ€.
Photography Sophie-Harris Taylor
Che idea avevi dell’allattamento al seno prima di avere tuo figlio?
“A essere onesta non ci avevo pensato molto. Non volevo esercitare troppa pressione su me stessa per allattare. Avevo sentito delle difficoltà e delle emozioni intense a cui le madri possono andare incontro ma non avevo mai veramente capito come potesse essere.â€
Com’è stato il confronto tra l’idea e la realtà?
“Nella realtà era un campo minato. Mi sono ritrovata più di una volta in uno di quei ‘milk café’ dove le specialiste dell’allattamento parlavano con le madri riunite in cerchio di ogni sorta di problema. Quel senso di comunità era davvero speciale. Sapevi che non eri solo tu.â€\
Elizabeth: “A certe persone non piace che allatti mio figlio e pensano che dovrei nascondermi o stare in casa, ma io lo trovo assurdo. Credo che dovrebbe avere più visibilità così da non essere più considerato un problemaâ€.
Elizabeth: “A certe persone non piace che allatti mio figlio e pensano che dovrei nascondermi o stare in casa, ma io lo trovo assurdo. Credo che dovrebbe avere più visibilità così da non essere più considerato un problemaâ€.
Photography Sophie-Harris Taylor
Ti ha fatto cambiare idea sulla differenza tra i sessi o sul ruolo di madre o di donna?
“Un po’. La mia migliore amica si tirava il latte in macchina al lavoro, per non far diminuire il latte. C’è quella pressione in più sulle donne che tornano al lavoro ma vogliono comunque allattare. E anche le capacità di ogni genitore in quelle prime settimane sono diverse.
“È uno dei pochi ambiti in cui non sarà mai possibile raggiungere la parità di genere. Sì, è una cosa speciale che possiamo fare solo noi, ma è anche difficile che non ci limiti. È una spada a doppio taglio.â€
Come mai hai deciso di fotografare altre mamme?
“Subito dopo il parto mi sentivo un po’ smarrita. D’un tratto hai questa nuova identità di madre e nonostante amassi mio figlio mi sentivo un po’ persa. Non vedevo l’ora di cominciare un nuovo progetto e volevo poter riflettere sulle mie attuali esperienze. Tutto ciò che riguardava l’allattamento al seno mi ha presa completamente alla sprovvista. Mi ha spinta ad avviare una discussione intorno all’argomento e a provare a mostrare qualcosa di un po’ più realistico di quello che forse siamo abituati a vedere. Avere un neonato prende tutto il tuo tempo e tutta la tua attenzione e mi è sembrata una cosa a cui potevo dedicarmi portandomi dietro il piccolo.â€
Rosie: “Da quando è nato Sunny, ogni giorno abbiamo questo enorme dialogo senza parole. Mentre lui cresce e io cerco di capire cosa vuole da ogni poppata, mi meraviglia come ogni volta sia solo una questione di ascoltarsi l’un l’altra più di quanto potessi immaginare.â€
Rosie: “Da quando è nato Sunny, ogni giorno abbiamo questo enorme dialogo senza parole. Mentre lui cresce e io cerco di capire cosa vuole da ogni poppata, mi meraviglia come ogni volta sia solo una questione di ascoltarsi l’un l’altra più di quanto potessi immaginare.â€
Photography Sophie-Harris Taylor
E perché proprio l’allattamento al seno?
“È una parte così importante delle prime fasi della maternità (per chi allatta) e per certi versi quasi la più rilevante perché è così continua. Nel grande ordine delle cose, è in effetti una piccola parte dell’essere madre ma quando ci sei dentro ti sembra che non esista altroâ€.
Qual è la cosa più importante che hai imparato da queste donne?
“Che non ero sola. Volevo creare qualcosa che mostrasse una serie di esperienze diverse, quanto potessero differire queste esperienze l’una dall’altra e quanto potessero essere complesse, anche. Accompagnando le immagini con le loro voci spero di esserci riuscitaâ€.
Cosa credi dicano le tue immagini di queste donne?
“Ho fatto del mio meglio per catturare qualcosa di vero in ogni scatto. Non volevo che queste donne fossero considerate deboli o impotenti da nessun punto di vista. La maternità è una montagna russa emotiva (sarà un cliché ma è così) e suppongo volessi svelare ed esplorare la gamma di emozioni delle madri e dei neonati. Ogni madre ha contribuito con una storia e un’esperienza che è totalmente sua. Ci sono ovvi miscugli di generi, ma le loro esperienze sono uniche.â€
Thea: “Non avevo mai pensato quanto potesse essere dura. Durante la gravidanza, immaginavo quanto sarebbe stato facile e quanto mi sarebbe piaciuto scoprire il seno in pubblico senza un pensiero al mondo. Non mi è mai neanche passato per la mente che potesse non piacermi. Quando ci pensavo, ero decisa ad allattare al seno per un anno perché anche secondo me il latte materno era la cosa migliore. In realtà sto contando i giorni che mancano a iniziare lo svezzamento e non so neppure se riuscirò ad arrivare a sei mesi. Ho capito che la cosa migliore è quella che mi fa stare serena e rilassata perché solo allora posso essere una buona madre per Novaâ€.
Thea: “Non avevo mai pensato quanto potesse essere dura. Durante la gravidanza, immaginavo quanto sarebbe stato facile e quanto mi sarebbe piaciuto scoprire il seno in pubblico senza un pensiero al mondo. Non mi è mai neanche passato per la mente che potesse non piacermi. Quando ci pensavo, ero decisa ad allattare al seno per un anno perché anche secondo me il latte materno era la cosa migliore. In realtà sto contando i giorni che mancano a iniziare lo svezzamento e non so neppure se riuscirò ad arrivare a sei mesi. Ho capito che la cosa migliore è quella che mi fa stare serena e rilassata perché solo allora posso essere una buona madre per Novaâ€.
Photography Sophie-Harris Taylor
Cosa vuoi trasmettere riguardo al corpo delle donne?
“C’è un dibattito molto più aperto e onesto sul ruolo del corpo della donna adesso, quindi sembra il momento giusto per parlare di una delle sue funzioni primarie in un modo più veritiero. Le immagini di allattamento al seno che siamo più abituati a vedere sono quei ritratti tipo Madonna col bambino che non fanno vedere da dove viene il latte, come esce, come la donna lo pompa, piuttosto che le ragadi, lo spray, i paracapezzoli e tutto il resto.â€
Qual è il l’idea più sbagliata sull’allattamento al seno?
“Che sia semplice e che chiunque possa farlo. In realtà può essere difficile e alcune non ci riescono per diversi motivi. C’è così tanta pressione sulle donne per allattare al seno che quelle che non ci riescono o semplicemente non vogliono farlo si sentono terribilmente in colpa. Durante il corso preparto, qualcuna ha chiesto se allattare al seno facesse male. L’insegnante ha risposto ‘Solo se non lo fai correttamente’, che secondo me è una stronzata. Alla fine la cosa più importante è che i neonati siano nutriti e anche che le mamme si occupino di sé stesse.â€


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